Mitch. Si chiama Mitch quindi

«Buongiorno giovanotto»

«Salve»

«Scusi se la disturbo. Ha mica visto Giuliano, il mio gatto? E’ un siamese, lo deve sicuramente aver visto gironzolare da queste parti, sa, siamo vicini di casa»

«No signora, non ho visto nessun gatto. Non sapevo nemmeno ne avesse uno» 

«Eccome, è bianco, bellissimo. Lo faccio uscire di casa raramente ormai perché è un po’ vecchiotto»

«Ho capito. Se vedo qualche felino qui attorno la avverto può starne certa» 

«Grazie, sarebbe davvero una gran gentilezza. Allora ci conto. Ma, ma che piante sono quelle che sta innaffiando?» 

«Sono orchidee» 

«Ma che meraviglia. Ma perché non pulisce i vasi? Cos’è quella roba lì attorno al gambo?» 

«E’ polistirolo signora» 

«Ma lo tolga, è brutto» 

«Non è lì per caso: si usa per evitare i ristagni d’acqua e per mantenere il terriccio attorno il più umido possibile» 

«Ma lei ha il pollice verde! Strano è la prima volta che la vedo qui fuori ad innaffiare» 

«Mi vede poco perché innaffio solo una volta ogni sei, sette giorni» 

«Ma così muoiono. Se vuole lo posso fare io per lei. Sa, sono pensionata» 

«La ringrazio signora, ma non ce ne è bisogno: queste non sono orchidee terrestri che vanno abbeverate tutti i giorni. Sono orchidee epifite e per loro è sufficiente un po’ d’acqua una volta a settimana» 

«Ah, ho capito. Beh, buon lavoro allora» 

«Grazie» 

«E se vede il mio Giuliano, per favore, me lo dica» 

«Certamente, arrivederci» 

… 


«Cazzo voleva la vecchia?» 

«E tu, da dove spunti fuori?» 

«Ero attaccato al culo di una cagnetta. Vedessi che sventola, altro che nonna papera? Insomma, che voleva? Il tuo numero di telefono?» 

«Ma falla finita.. Voleva solo chiacchierare, probabilmente l’unica persona con cui parla è l’impiegato delle poste che gli stacca gli assegni della pensione» 

«Ecco, non sarebbe male beneficiarne un po’ di quella pensione, no? Dai, invitala a uscire, la corteggi, la fai sentire unica, il più bel fossile del quartiere ed è fatta. Mantenuto a vita, o almeno fino a quando non uscirà da quella casa coi piedi davanti» 

«Tu hai qualche rotella fuori posto, sei ributtante» 

«Fottiti, parla quello che se ne sta qui impalato ad innaffiare ‘sti cespugli del cazzo come un ritardato qualsiasi» 

«Non sono cespugli Mitch. Sono orchidee» 

«E allora!? Le femmine dovrebbero innaffiare i fiori non di certo tu. Io al massimo ci piscio sopra. Ma che diavolo te ne fregherà poi. Fra noi due, quello ‘spostato’ se tu bello mio. Ti osservavo prima, mentre ero dall’altra parte della strada: te ne stavi lì assorto a buttare acqua sui fiori con una cura, un’attenzione, una devozione che dovresti avere solo quando infili la mano nelle mutande di una passerona» 

«Chiudi quel buco dentato! Io mi rilasso così. Accettalo, fattene una ragione. Tu saltelli da un sedere peloso a un altro tutto il giorno, io, invece, per distrarmi, mi prendo cura delle mie orchidee» 

«Ma sei un maschio! Sii virile! Pisciare sopra i fiori è virile. Innaffiare cespugli o quel cazzo che è, è da femminucce. Ma perché perdo il mio tempo con te? Probabilmente sei uno di quelli che alza la seggetta del cesso tutte le volte che piscia e che la riabbassa quando ha finito di sgrollarselo. Dimmi che mi sbaglio» 

«Ma che pertinenza ha questo con le orchidee e il mio tempo libero? E comunque si, io faccio esattamente così in bagno» 

«Ne ero sicuro..» 

«Ma sicuro di cosa? Il sedile lo alzo perché quando vado a defecare vorrei evitare di sentire tracce d’urina sotto il sedere» 

«Defecare, Urina? Ma come parli?! Sembra che ti hanno fatto ingoiare a forza un dizionario. ‘Piscio’, ‘merda’, per dio, così si parla. Quanto alla storia del cesso, fin lì son d’accordo anch’io. Pacifico. Ma perché poi prendersi la briga, tutte le volte, di riaccompagnar giù il sedile. Non ha molto senso. E tu sei single. Nemmeno da dire che la tua compagna ti stressa sulla questione. Cioè, sei proprio tu che la tiri giù tutte le volte. E’ da maniaci» 

«Ma perché mai?» 

«No, la domanda semmai è: perché sta fissa di riabbassarla. Spiegamelo, su, dai!» 

«Beh, una volta fatto pipì, la seggetta va rimessa giù. Punto e basta. 

«Ma dove sta scritto? Cos’è, una nuova teoria cosmologica di Stephen Hawking: “Dal big bang ai buchi di culo”?» 

«Quanto sei noioso e assillante. E’ anche una questione estetica» 

«Ma certo, infatti c’è la fila per entrare nel tuo bagno. Frotte di giapponesi che fanno a gara per scattarsi foto ricordo abbracciate al tuo cesso» 

«Ma cosa c’entra idiota. Te ne andresti mai in giro con i pantaloni slacciati sul davanti?!» 

«Certo che no!» 

«Ecco, lo vedi allora?» 

«Ma lo vedi cosa? E’ un paragone che non regge perché il coprivaso è sempre alzato! E’ come se, parlando di pudore, tu volessi trovare le differenze fra un uomo smutandato coi pantaloni calati sino alle caviglie e un altro senza mutande pure lui, coi pantaloni calati e la ‘bottega’ aperta. Cosa diavolo cambierebbe? Niente di niente, perché il birillo sarebbe sempre lì, in bella vista» 

«Va bene, ok, forse ho fatto il paragone sbagliato, ma ciò non toglie che io abbia ragione» 

«Perché?» 

«Perché, ad esempio, a livello igienic..» 

«Non ci provare! Ti ho già dato ragione sul fatto di alzare la seggetta quando il maschio fa pipì, ma quello che condanno è la fissa, la pretesa priva di senso logico di abbassare il sedile tutte le volte che si finisce di pisciare! E l’igiene sta proprio lì: se la lascio alzata, la polvere, gli schizzi d’acqua e quant’altro eviteranno di depositarsi sopra. Così quando la femmina alfa giungerà al tuo cesso-mausoleo, con due polpastrelli abbasserà il copri tazza (a quel punto si pulito e privo di sorprese) e potrà farsi così la pisciata più goduriosa e sensazionale di ogni epoca» 

«Ok, ora finiscila, basta chissenefrega. Ma perché dobbiamo parlare di queste amenità» 

«Semplicemente per farti capire che la maniacalità fine a se stessa è pura follia. Ripigliati! Il mondo si sporcherà sempre di piscio e merda, e con esso, le nostre case e i nostri cessi dorati. Nonostante tutti i nostri sforzi lo schifo arriverà, inesorabile ed implacabile, e a te toccherà di pulire. Lo scopettino merdoso lo dobbiamo usare tutti prima o poi» 

«Beh, se è per questo io lo scopettino non lo uso» 

«Come non lo usi?» 

«Non lo utilizzo» 

«E, di grazia, come fai a pulire il vaso? Fai scarpetta? O per caso montato di fianco al tuo ano c’è un infallibile mirino a infrarossi?» 

«No imbecille! Semplicemente prima di fare la cacca srotolo un po’ di carta igienica e la uso per fasciare l’interno del water» 

«Cioè, fammi capire, mi mummifichi lo stronzo?! Ma con che razza di pervertito sto parlando?!» 

Fammi finire stupido! In questo modo, ti stavo dicendo, la cacca che non centra l’acqua finisce sopra la carta igienica e, aiutata dalla forza di gravità, scivola nel buco senza sporcare un bel niente» 

«Sei abominevole..» 

«No, sono semplicemente ‘pratico’». 

«Si, si, ti darei il nobel per la cacca» 


… 


«Buongiorno» 

«Salve» 

«Ma con chi sta parlando?» 

«Con nessuno stavo, semplicemente pensando ad alta voce» 

«Senta, sono la nipote della signora Clarissa. Volevo soltanto dirle di lasciar perdere la storia del gatto. Giuliano, il micio, è morto sei anni fa. Mia nonna è malata di alzheimer e ogni tanto straparla» 

«Non si preoccupi nessun fastidio. E, senta, com’è morto il gatto?» 

«Ucciso da un cane boxer, proprio come il suo. Ma che bel cucciolotto. Come si chiama?» 

«No, non è mio. Non è di nessuno. Comunque io lo chiamo Mitch. Si chiama Mitch quindi» 

… 


«Michele! Che fai lì impalato? E’ un’ora che ti cerco. Quante volte ti ho detto che non ti devi allontanare dagli altri. E poi che cosa fai qui tutto solo? E, per dio, quando la smetterai di pisciare sulle piante come un cane?» 

«Cosa cambia? Il mondo si sporcherà sempre di piscio e merda, e con esso, le nostre case e i nostri cessi dorati. Nonostante tutti i nostri sforzi lo schifo arriverà, inesorabile ed implacabile, e a te toccherà di pulire. Lo scopettino merdoso lo dobbiamo usare tutti prima o poi!» 

«Ancora con questa storia dello scopettino?! Mi sa tanto che le tue pillole oggi non le hai prese. Dai MIchele, alzati in piedi che ti porto dentro» 

«Che mondo di merda»



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