Recensione 📚 Meno di zero di Bret Easton Ellis – Sfrecciando nel vuoto su una highway dorata

"Le persone hanno paura di fondersi sulle autostrade di Los Angeles."

Questa frase, che apre ‘Meno di zero’, è un biglietto da visita perfetto per entrare nel mondo gelido e distaccato di Bret Easton Ellis. È solo il secondo libro che leggo di questo autore (dopo "American Psycho"), e posso dire che Ellis ha un talento unico nel trasformare la decadenza in arte.

La trama (o meglio, un viaggio senza destinazione)

Los Angeles, anni ‘80. Clay torna in California per le vacanze di Natale, ma l’accoglienza è tutto fuorché calorosa. I suoi amici sono bloccati in un loop di feste, sesso, droga e indifferenza totale. Il mondo di "Meno di zero" non è fatto di persone, ma di silhouette che si muovono tra ville con piscine olimpioniche e centri commerciali luccicanti. Sono i perfetti rappresentanti di una classe sociale materialista, anaffettiva e pericolosamente apatica. Clay osserva tutto con un misto di disgusto e apatia, ed è difficile capire se si sta allontanando o fondendo con il vuoto che lo circonda.

Ellis costruisce la storia come una serie di istantanee: dialoghi spezzati, serate che si mescolano l’una nell’altra, e personaggi che sembrano usciti da un video musicale anni ‘80. Non succede nulla, eppure tutto accade. Alla fine, la vera protagonista è la noia, ma quella di lusso, dove anche il dolore sembra griffato.

Punti Forti

Atmosfera ipnotica: La Los Angeles di Ellis è un miraggio di luci al neon e ombre inquietanti. Ti senti perso insieme a Clay, ma non riesci a distogliere lo sguardo.
Stile minimalista e incisivo: Ellis scrive come un DJ: pochi scatch, ma quelli giusti, per far girare tutto alla perfezione.
Riflessione generazionale: È un romanzo che, tra righe sottili, parla di una generazione cresciuta con tutto ma, allo stesso tempo, priva di ‘tutto’.

Punti Deboli

Personaggi intangibili: A parte Clay, gli altri (Blair, Kim, Cliff, Trent, Alana, Julian e Rip) sembrano più avatar che persone. Ma forse è proprio questa l’intenzione.
Ripetitività: Se non ti piacciono le storie che girano a vuoto, "Meno di zero" potrebbe sembrare un film senza trama.
Disagio continuo: Non aspettarti un finale consolatorio. Qui si soffre fino all’ultima pagina.

La mia esperienza personale

Leggere "Meno di zero" (nella traduzione di Marisa Caramella per Einaudi) è stato come assistere a un film di Sofia Coppola, ma più cinico e con meno colonne sonore fighe. Mi sono ritrovato intrappolato nella stessa apatia dei personaggi, chiedendomi se il vuoto che sentivo fosse il loro o il mio. Ellis ha un talento particolare nel trasformarti in uno specchio delle sue storie, e anche quando ho chiuso il libro, mi sono accorto che quel senso di freddo mi era rimasto addosso.

In conclusione

"Meno di zero", uscito nel 1985, non è un romanzo per chi cerca una trama ricca o personaggi con cui empatizzare. È un’esperienza: disturbante, affascinante e perfettamente vuota, come una piscina deserta in una villa di Beverly Hills. Consigliato a chi non ha paura di guardare nell’abisso, anche quando l’abisso ha un’abbronzatura perfetta.

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Adesso scusate: devo andare a fissare un punto nel vuoto, perché Ellis mi ha insegnato che, a quei tempi, era l’attività più alla moda a LA.

FOTO: me, myself and I





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