Recensione 📚 Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi – L’arte di deragliare con classe

"Mi accolse come si accoglie un tizio conosciuto il giorno prima, ovvero con meno affetto di quanto il tizio conosciuto il giorno prima avesse, stupidamente e del tutto ingiustificatamente, desiderato."

Confesso subito una cosa: Ferrovie del Messico non è esattamente il genere di libro che di solito afferro al volo in libreria: chiacchieratissimo, romanzo fluviale di oltre 800 pagine, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e pure finalista al Premio Strega 2023. E infatti ho aspettato un paio d'anni prima di recuperarlo. Tuttavia ora sono qui, affascinato e un po’ spiazzato, a raccontarvi di questo librone che ha sedotto pubblico e critica.
La trama (o meglio, un viaggio picaresco fuori dai binari)

Siamo ad Asti nel febbraio 1944, in piena Repubblica di Salò. Cesco Magetti, milite della Guardia ferroviaria repubblicana, riceve un ordine tanto semplice quanto assurdo: deve disegnare una mappa dettagliata di tutte le ferrovie del Messico. Sì, avete capito bene: nel bel mezzo del caos della guerra in Italia, qualcuno ai piani alti pretende una mappa alquanto esotica. Da qui parte un’avventura letteralmente sui generis.

Il bello è che, dietro la facciata canagliesca e stralunata, si intravede un progetto narrativo ambizioso e colto. Molti critici hanno tirato in ballo paragoni importanti – da Roberto Bolaño a Thomas Pynchon, fino ai Monty Python. Personalmente, i rimandi a Bolaño (che ben conosco) mi hanno lasciato un po’ freddino: questo libro, a mio avviso, ha poco del malessere esistenziale e del caos disperato dei personaggi bolaniani. Nessuna traccia delle tinte oscure di 2666 o dei Detective selvaggi: Ferrovie del Messico possiede un’anima decisamente più giocosa e scanzonata, pur toccando temi profondi. È come se l’autore avesse detto: parliamo pure di guerra, morte e letteratura, ma facciamolo con una risata amara e uno sguardo fantasioso.
Punti forti

✅ Brillantezza stilistica: la penna di Griffi è camaleontica. Si passa da dialoghi colloquiali e battute folgoranti a descrizioni ricche di riferimenti letterari, senza mai perdere naturalezza.

✅ Immaginazione e originalità: l’idea di base è di una creatività straordinaria. Griffi innesta nel plot principale una quantità impressionante di storie collaterali, voli pindarici e digressioni, senza mai annoiare davvero.

✅ Personaggi memorabili: l'arca di Noè di figure che popola Ferrovie del Messico merita un applauso. Ognuno, anche il più marginale, resta impresso come una caricatura affettuosa nella mente del lettore.
Punti deboli

❌ Lunghezza e qualche calo di ritmo: superare le 800 pagine richiede dedizione, e qualche lettore potrebbe avvertire una flessione nell’ultima parte.

❌ Non per tutti i palati: se cercate una trama lineare e classica, qui potreste incagliarvi come la Costa Concordia.

❌ Paragoni fuorvianti: lasciate perdere i confronti ingombranti o le aspettative vi schiacceranno. Meglio leggere Griffi per quello che è: un unicum.
La mia esperienza personale

Devo ammettere che all’inizio mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Poi, pagina dopo pagina, mi sono scoperto sempre più 'ingaggiato'. Quello che sembrava un caos senza capo né coda ha iniziato a prendere forma e, nonostante qualche momento in cui ho dovuto riprendere fiato, sono arrivato all'ultima pagina senza fatica. Per giunta, provando una strana forma di benevolenza per questo libro così fuori di capoccia.
In conclusione

FdM è un romanzo che sfida le convenzioni e invita il lettore a salire a bordo senza sapere bene dove si andrà a finire. È incasinato, fantasioso, a tratti profondamente poetico sotto la sua maschera buffonesca. Gian Marco Griffi – che ho scoperto aver esordito, proprio come me, con Bookabook – ha dato vita a un’epopea picaresca contemporanea, con originalità 'a catinelle' e zero timori reverenziali nei confronti della parola scritta
 
E questo, scusate se è poco, è davvero una gran bella cosa.

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FOTO: me, myself and I




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