Recensione 📚Verso il paradiso... ma col GPS rotto.

 “Un viaggio epico? Un po’. Una botta di malinconia? Decisamente. Voglia di prendere una boccata d’aria? Sempre presente.”

Hanya Yanagihara, autrice di Una vita come tante (il libro che ci ha ridotti tutti a pozze di lacrime e disperazione esistenziale), nel 2022 pubblica Verso il paradiso e ci propone un viaggio lungo tre secoli. Tre storie, tre realtà, tre modi per chiedersi: “Ma ‘sto paradiso, poi, dove sta?” Perché una cosa è certa: se cercavi allegria e spensieratezza, questo libro è il corrispettivo letterario di una giornata piovosa vissuta senza ombrello.


La trama (divisa in tre capitoli e mille sospiri)

Yanagihara decide di portarti a zonzo tra realtà alternative, pandemie e dolori umani che non finiscono mai. Il libro è suddiviso in tre parti, ambientate nel 1893, 1993 e 2093, in un universo che è simile al nostro, ma allo stesso tempo contorto. È come se avessi sbattuto la capoccia contro una porta di casa: tutto è familiare, ma non riesci a capire cosa c’è che non va.

  1. 1893 – New York alternativa: Una storia d’amore in una versione distopica degli Stati Uniti dove le relazioni omosessuali sono accettate e normali. Qui incontriamo David, un giovane fragile come un bicchiere di cristallo, che sembra chiedersi continuamente: “Ma io che ci sto a fare qui?”. Me too, David, me too.
  2. 1993 – New York “contemporanea”: Qui l’ambientazione si fa più cupa, con l’ombra dell’AIDS che aleggia su tutto e una relazione padre-figlio che ci fa pensare ai classici “non detti” che mandano avanti i drammi familiari. Preparate i fazzoletti, o almeno fingete di avere un'allergia.
  3. 2093 – New York futuristica e claustrofobica: Pandemia, cambiamento climatico e uno scenario da ansia cosmica. Tutto sembra ricordarti che il futuro non sarà un luogo migliore, ma una versione aggiornata dell’apocalisse (più tecnologia). Se questo è il paradiso, forse meglio fermarsi al casello.

Punti Forti

Scrittura sublime: Yanagihara scrive in modo impeccabile (ottimo qui il lavoro del traduttore, Francesco Pacifico), con quella capacità di catturare il dolore umano come nessun altro. Ogni frase è calibrata, profonda e a volte così intensa che rischi di doverti fermare a riflettere con lo sguardo perso nel vuoto.
L'ambizione della trama: L’autrice osa e sperimenta. Tre storie, tre epoche, temi complessi. È come un tuffo carpiato narrativo che solo lei poteva tentare.
Atmosfera cupa ma ipnotica: Non ti diverti, ma non riesci nemmeno a smettere. È come fissare il cielo prima di una tempesta: inquietante, ma non puoi guardare altrove.


Punti Deboli

Troppa carne al fuoco: Yanagihara punta in alto, ma rischia di perdersi. Le tre storie sono interessanti, ma a volte sembrano scollegate tra loro, come se avessi iniziato tre romanzi diversi e li avessi lasciati a metà.
Depressione a palate: Se cercavi leggerezza, Verso il paradiso ti schiaccia come un rullo compressore emotivo. Sofferenza, malattie, isolamento: manca solo la nuvola di fantozziana memoria sopra la testa e siamo a posto.
Lunghezza estenuante: Il libro è lungo e, a differenza del precedente lavoro, non sempre per buone ragioni. Alcuni passaggi sembrano interminabili, come quando cerchi i minuti di cottura sulla confezione della pasta.


La mia esperienza personale

Leggere Verso il paradiso è stato come fare un viaggio in treno con tre cambi obbligati e un ritardo di 40 minuti. A tratti affascinante, a tratti esasperante. Ogni capitolo ti porta in un universo diverso, con temi potenti come la libertà, la malattia e il destino dell’umanità. Ma la domanda finale resta: ne valeva la pena?

Yanagihara è una narratrice magistrale, ma alla fine mi sono sentito un po’ come David: perso, stanco e con il dubbio che il paradiso sia davvero troppo lontano.


In conclusione

Verso il paradiso non è un libro per tutti. È ambizioso, straziante e a volte un filo troppo pesante. Se ami le storie intense che mettono alla prova il tuo cuore (e i tuoi nervi), allora buttati. Ma se cerchi un romanzo rilassante e lineare, forse è meglio cambiare meta.

Hanya, tu ci hai portato “verso il paradiso”, ma io ho bisogno di una pausa prima di arrivarci davvero.

Lo puoi comprare qui.


E ora, scusate, vado a cercare un libro con più sorrisi e meno pandemie.

FOTO: me, myself and I


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