Recensione 📚 Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrère – Quando le ferite trovano voce
"La vita non è solo quella che viviamo: a volte ci attraversa e lascia segni profondi nelle vite degli altri."
Se c'è un libro capace di toccare corde intime e nascoste, quello è "Vite che non sono la mia" (uscito nel 2009). Emmanuel Carrère si addentra con rara delicatezza nel dolore e nella speranza, raccontando storie che non sono solo cronaca, ma testimonianze di un'umanità che lotta, soffre e, a volte, si risolleva.
La trama (o meglio, il viaggio nelle ferite che ci uniscono)
Nel cuore di questo libro ci sono due storie intrecciate. La prima si snoda, in Sri Lanka, tra le macerie del famigerato tsunami del 2004, dove Carrère e la sua compagna, scampati per miracolo alla tragedia, si ritrovano immersi nel dolore altrui. Ma la seconda storia è quella che segna davvero il lettore: il racconto degli ultimi giorni di Juliette, sorella della compagna dello scrittore, malata terminale. Con straordinaria sensibilità, lo scrittore francese restituisce il ritratto di una giovane donna che ha affrontato la malattia con coraggio, amore e determinazione.
Punti Forti
✅ Scrittura empatica e potente: Carrère sa dare voce al dolore senza scivolare nel pietismo. Ogni frase è misurata, ogni parola ha il peso di un'esperienza vissuta e compresa.
✅ Personaggi straordinari: Juliette e il collega Etienne emergono come figure luminose, capaci di trasformare la sofferenza in lotta quotidiana per la giustizia sociale.
✅ Riflessioni universali: La malattia, la perdita e la solidarietà sono raccontate con una lucidità che commuove e spinge a guardare la propria vita da una prospettiva diversa.
Punti Deboli
❌ Non è un libro "facile": Il passaggio dalla tragedia dello tsunami alla malattia della sorella della compagna di Carrère avviene in modo repentino, quasi brusco. Serve pazienza per cogliere la coerenza che lega le due vicende, ma chi resiste scoprirà un racconto straordinariamente umano.
❌ Richiede tempo: Per apprezzare appieno la profondità delle riflessioni di Carrère serve il giusto stato d'animo.
La mia esperienza personale
"Vite che non sono la mia" è stato per me un libro speciale, capace di risvegliare ricordi e pensieri che credevo sopiti. Ho vissuto da vicino l'esperienza del cancro in famiglia, e leggere le parole dell'autore parigino è stato come trovare qualcuno che, senza conoscermi, riusciva a raccontare parte di quello che avevo provato. Il dolore che descrive è reale, tagliente, ma non è mai privo di dignità e amore. E questo, più di ogni altra cosa, è ciò che rende "Vite che non sono la mia" un libro che resta dentro.
In conclusione
"Vite che non sono la mia", tradotto con grande sensibilità da Federica Di Lella e Maria Laura Vanorio, è un romanzo che scuote e consola al tempo stesso. Carrère non scrive solo per raccontare: scrive per capire e far capire, per dare voce a chi spesso resta in silenzio. Un libro intenso, coraggioso e profondamente umano, che consiglio a chiunque voglia trovare nelle parole un rifugio e, insieme, uno specchio.
Lo puoi trovare qui.
Io, intanto, esco per una passeggiata, sperando di respirare un po' di quella forza che Carrère ha saputo raccontare così bene.
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FOTO: me, myself and I |
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