Recensione 📚 Convalescenza di Han Kang – quando il corpo si ribella e la mente cerca pace

"A volte non siamo altro che rami spezzati in cerca di radici."

Se ti aspetti una storia tradizionale, dimenticalo: Convalescenza è un viaggio sospeso tra dolore e liberazione. Due racconti. Due voci. Due solitudini che si sfogliano piano, come petali.

La trama (o l’anatomia del dolore)

Nel primo racconto, Jeong affronta la morte della sorella, ma il vero lutto è per tutto ciò che non è stato detto. Si muove tra ricordi come chi pedala senza meta, con il vento contro e una bicicletta che scricchiola di malinconia.

Nel secondo racconto, la protagonista non si limita a vivere un dolore sordo: lo incarna, lo trasforma. Il corpo ricoperto di lividi diventa pianta, ramo, vita nuova. Sì, proprio come nelle Metamorfosi di Kafka, ma con una differenza: questa trasformazione non è condanna, è rivoluzione.

Punti Forti

Prosa chirurgica e poetica: Ogni frase è cesellata come un’antica scultura. Han Kang sa scegliere le parole come un poeta sceglie le sue metafore migliori.
Traduzione impeccabile: Milena Zemira Ciccimarra porta in italiano tutta la bellezza e il rigore del testo originale. È come leggere Han Kang al naturale.
Atmosfere sospese: Silenzi, sguardi, corpi che raccontano più delle parole. È la quiete prima della tempesta emotiva.

Punti Deboli

Non per chi cerca leggerezza: Qui non troverai consolazione, ma riflessioni profonde e crudi interrogativi.
Narrazione frammentaria: Se ami le storie lineari, potresti sentirti disorientato.

La mia esperienza personale

Leggere Convalescenza è stato come essere su una giostra lenta e ipnotica: girare in tondo senza sapere se voler scendere o restare per un altro giro. Ho sentito ogni parola affondare come radici sottopelle. Un plauso qui a Milena Zemira Ciccimarra per l’ottima traduzione.

In conclusione

Convalescenza è un libro che parla di metamorfosi, solitudini e resistenze. Le donne di Han Kang, Premio Nobel per la Letteratura 2024, si sottraggono al mondo per riscrivere sé stesse, come alberi che si spezzano per rinascere. Consigliato a chi non ha paura di ascoltare il silenzio e abbracciare l’inquietudine.

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E adesso scusatemi: vado a prendermi una boccata d’aria, sperando di vedere il cielo come lo vedono gli alberi. 🌳

FOTO: me, myself and I



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