Recensione 📚 Giù nella valle: un bel sentiero, ma troppo breve per essere memorabile
“La montagna insegna l’attesa. Ma in Giù nella valle l’attesa dura poco, e non basta per farci affezionare davvero ai suoi abitanti.”
Paolo Cognetti torna con Giù nella valle, un romanzo breve e malinconico che ha l’atmosfera giusta e la scrittura limpida e minimale a cui ci ha abituato, superando per intensità La felicità del lupo. La storia è più intima e incisiva, ma ha un problema: finisce prima di aver raccontato tutto ciò che prometteva. Alcuni personaggi, come Alfredo, il fratello inquieto, sembrano appena introdotti e poi lasciati lì, come alberi troppo giovani per fare ombra. In sole 128 pagine Cognetti ci porta in una valle ricca di silenzi e conflitti irrisolti, ma non ci permette di restarci abbastanza a lungo per affezionarci del tutto ai suoi abitanti.
La trama (essenziale come un cielo nuvoloso)
Siamo in una valle piemontese, dove le giornate iniziano tardi e finiscono troppo presto, un po’ come questo romanzo. Luigi è il fratello che è rimasto, Alfredo quello che è scappato. Uno ha scelto le radici, l’altro la fuga nei boschi del Canada, tra i lupi e gli inverni infiniti. Ora Alfredo è tornato, ma non per restare: solo per sistemare l’eredità di famiglia. Il loro rapporto è come una di quelle vette irraggiungibili: distante, gelido, eppure capace di bellezza.
Attorno a loro, c’è una valle fredda, piovosa e popolata da sguardi giudicanti, come quelli dei vicini, che spesso hanno scatenato polemiche anche fuori dal libro. Cognetti ha avuto qualche grattacapo con gli abitanti della Valsesia per come vengono descritti: un po’ spigolosi, diffidenti e legati a un mondo in rovina. Ma dai, parliamoci chiaro: è fiction, per dio! Non serve scendere in guerra per ogni personaggio ruvido che incarna un luogo.
Punti Forti
✅ Stile perfetto: Essenziale, poetico, mai ridondante. La scrittura di Cognetti è come un sentiero che non si perde mai tra i boschi, anche quando la strada si fa stretta.
✅ Atmosfera: Il paesaggio non è solo uno sfondo: è parte della storia, un personaggio silenzioso che osserva, accoglie e respinge.
✅ Migliore de La felicità del lupo: Qui la narrazione ha un’anima più nitida. Non ci sono scorciatoie, Cognetti sa dove vuole andare.
Punti Deboli
❌ Troppo breve: 128 pagine non bastano per raccontare tutto ciò che questa valle nasconde. Il fratello Alfredo, che ha un potenziale narrativo enorme, rimane uno spettro. Quali sono i suoi veri tormenti? Cosa sperava di trovare tornando in questo momento della sua vita?
❌ Personaggi secondari appena accennati: Elisabetta, la moglie di Luigi, ha una presenza interessante, ma non abbastanza esplorata, pur essendo anello di congiunzione trai i due fratelli e il padre morto suicida. Anche il misterioso “lupo-cane” che attraversa i boschi sembra simbolico senza mai rivelarsi davvero.
❌ Temi già trattati altrove: C'è una sensazione di déjà vu per chi ha letto altri libri di Cognetti. I temi delle montagne, delle radici e della fuga sono ricorrenti, ma qui rischiano di sembrare masticati senza una nuova profondità, quasi come se il sapore fosse rimasto invariato.
La mia esperienza personale
Leggere Giù nella valle è stato come camminare in montagna in una giornata perfetta, ma dover tornare indietro perché piove e il sentiero richiede scarponi seri, mentre io avevo solo scarpe entry level prese al Decathlon. Mi sono affezionato ai due fratelli, ho sentito il peso del passato e delle scelte, ma quando il libro è finito ho pensato: “Tutto qui?” Non è tanto una questione di lunghezza, ma di profondità. Cognetti ha scavato, sì, ma non abbastanza.
In conclusione
Giù nella valle è un libro che si legge in un pomeriggio, ma lascia la sensazione di un’occasione mancata. La scrittura è splendida, il tema del ritorno e delle radici tocca corde universali, ma il romanzo avrebbe avuto bisogno di più spazio per sviluppare i conflitti familiari e i silenzi tra i personaggi.
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Paolo, rimettiti presto e torna con una storia più lunga e coraggiosa. Ci sono ancora molte mondi da esplorare, e tu sei la guida giusta.
FOTO: me, myself and I |
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